venerdì 4 maggio - teatro San Carlino Brescia
Voci recitanti: Aldo Parolini, Anna De Rosa
Viola: M° Giuseppe Miglioli
Danza: Chiara Casella
Coreografia: Viviana Podavini
in collaborazione con Libertas Danza Salò
Il recital “Sia l’uomo la sua propria stella” vuole essere un omaggio alla produzione letteraria del grande poeta e romanziere Gabriele D’Annunzio. Lo spettacolo si compone di un susseguirsi e fondersi di atmosfere che la parola traccia, caricandosi delle suggestioni suscitate dalla musica, dalla danza e da momenti di simbolica teatralizzazione. Intreccio di espressioni artistiche che vuole porre in risalto la ricercata abilità dannunziana di evocare situazioni ed emozioni attraverso l’arte della scrittura: dalla descrizione di scenari intrisi di sensualità, dove la natura esprime tutta la voluttà implicita nelle sue forme rigogliose; alla scelta letteraria di utilizzare una prosa piana e scarna per disegnare tutta la forza sprigionata da un intreccio di vicende umane, che sembrano trascinare l’uomo nel vortice di un destino ineluttabile; alla fine sensibilità di un poeta che sa catturare con la sua penna i risvolti psicologici più intimi e segreti dell’essere umano, il potere alchemico della seduzione, che si muove sul sottile filo che separa Eros da Thanatos. La prosa dannunziana mostra la sua poliedricità, si fa poesia o bisturi tagliente, magico dipinto o disincantato ritratto, quando nel Notturno ci mostra il volto terribile della sofferenza, condizione esistenziale che non manca però di aprire nell’anima del poeta antichi ricordi e nuovi varchi di consapevolezza. Malattia e sofferenza non sanciscono la rinuncia alla vita, ma le conferiscono anzi tutta la profondità di significato che sgorga da una riflessione filosofica, dove la sofferenza mostra il suo potere catartico, che genera una rinascita a vita più autentica. D’Annunzio offre la sua esperienza di uomo, che ha dato libero corso al suo desiderio sfrenato di vivere e di sperimentare su di sé la forza lacerante delle scelte estreme, per immolarle alla scrittura, divina musa e valore assoluto, a cui affida il senso della sua esistenza.
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